sabato 13 settembre 2014

ZOT! - La MANfCensione (fumetti belli)


Ho passato un’estate di cacca è ho bisogno di una vacanza (che purtroppo non posso concedermi).
Cosa vi importa?

Beh, che una delle poche cose veramente belle di questo lungo periodo “nero” è stata la lettura di un volume a fumetti.

Ho deciso che inaugurerò con ZOT! Una serie di MANfCensioni dedicate alla narrativa disegnata.

Mentre in quelle sui film, però, tendo a concentrarmi sul perché siano film brutti o a sottolinearne gli errori di sceneggiatura, qui sceglierò solo fumetti belli, che mi hanno colpito in positivo e, pensando di fare un favore anche ai miei studenti, voglio concentrarmi sul cercare di far comprendere PERCHÉ un fumetto possa essere considerato bello/fatto bene/piacevole.

E comincio con un volume che merita davvero.

Mi impegnerò anche a non fare spoiler.


A monte: 
Ogni tanto mi chiedo come capiti
che un nome definisca in modo così forte
una persona…
“mc” = “figlio di”… “cloud”= “nuvola”…
il figlio della nuvola che ha
detto così tanto sulle “nuvolette”.

Prima di leggere questo volume
volevo comprarlo con l'altra copertina,
che non sono più riuscito a trovare...
(la vedete in coda all'articolo).
Ho poi capito che questa
rappresenta molto di più lo
splendido lavoro di Scott McCloud

ZOT! Di Scott McCloud e un balenottero di 576 pagine in bianco e nero pubblicato dalla BAO  e venduto alla risibile cifra di 27 euri (ai quali sottrarre i tanti sconti che la casa editrice spesso organizza sul proprio sito).

E già solo per questo trovo che non ci siano scuse e che si debba comprarlo.

Giustamente, direte voi, un quintale di letame venduto a cinque euri non vale comunque quanto un grammo di diamanti venduto a cinquanta.
Ma qui siamo di fronte a un quintale di diamanti, signori miei!

È raro trovare un fumetto di tale qualità.
Ancora di più pensando che si tratta di materiale scritto e disegnato da un giovane (26 anni) che stava ancora cercando di capire come funzionasse il fumetto.

Tramite la gran quantità di pagine scritte e disegnate di questo SUO personaggio, McLoud comprenderà molto bene come funzioni l’arte sequenziale. Tanto da scrivere, dopo, uno dei più importanti volumi sull’argomento: Capire il Fumetto – l’arte invisibile.


Prima di tutto, quindi, questo è un lavoro di crescita.

Il volume raccoglie 25 albi di ZOT!, dal 11 al 36 usciti bimestralmente per quattro anni con le edizioni Eclipse Comics (che meriterebbero un articolo a parte).

La copertina del numero 11 della Eclipse Comics

La copertina del numero 36

Come spiegato bene dall’autore, nell’interessante intro (e nell’interessantissimo apparato redazionale, capitolo per capitolo), i primi numeri, non presenti nel volume, sono un iniziale tentativo di gioco col personaggio che poco c’entrano con gli albi successivi al decimo che, in qualche modo, segnano una vera e propria serie a parte.


Ma chi è “ZOT!”?
Nella pura tradizione americana vien da dire: “un supereroe!” ma se dicessi questo non sarei onesto.
Intanto perché della tradizione pura del fumetto supereroistico americano, Zot ha poco.
Ispirato chiaramente più al tezukiano Astro Boy che a tanti suoi connazionali d’inchiostro
(senza comunque dimenticarli per strada).

Poi, perché il linguaggio è diverso.
Proprio in quel periodo il fumetto americano veniva decostruito da Claremont, Miller, Moore, Morrison e altri.
Un processo che ha fatto nascere fumetti oscuri, cupi, tristi e spesso deprimenti.
Che si prendevano troppo sul serio.
(Sì, è più complessa di così, lo so...)

Un esempio?
Per reagire a quel tipo di decostruzionismo, DeMatteis scrisse la sopravvalutata L'Ultima Caccia di Kraven (1987), perché anche Spider Man doveva avere il suo “noir” se l’aveva avuto Batman.


(Sì, trollatemi pure, ma per me non è stata questo capolavoro che si pensa… bellina, ma il fatto stesso che ce la si dimentichi tra i “capolavori” di quel decennio, dimostra quanto sia stata più un’operazione ben orchestrata che non un “gran fumetto”… poi, ok, è da leggere, ma non esageriamo.)

Questo era il trend del periodo.

Insomma, pochi personaggi riuscivano a ridersi addosso.
Tanto che, anni dopo, il vate di Northampton, con il suo ABC Universe, creò dei personaggi che avessero addosso ancora l’antico “sense of wonder” che i comics si erano persi per strada.
A cominciare da Tom Strong (1999)… ma un Tom Strong era già stato scritto (anche meglio) dodici anni prima!


Zot è un supereroe… anzi, IL supereroe di un universo parallelo, dove la terra è un’utopia futuribile.
Entrato in contatto con questo nostro mondo, Zot viaggia tra le due dimensioni venendo non tanto a sconfiggere criminali ma a frequentare una ragazza.


Cioè… i criminali ci sono (e che criminali, i più bei “super”criminali della storia del fumetto americano… amo DEKKO con tutto me stesso!) ma ZOT! Non parla tanto di combattimenti ma di sentimenti, di crescita, di emozioni.

Anche nei confronti delle sue nemesi.

Dekko! è stupendo...

E 9-Jack-9 è uno dei cattivi più terrificanti che esistano... 

...e anche bei combattimenti...

Ma, dicevamo, il rapporto con una fanciulla (una relazione a distanza tra dimensioni, wow!)...

JENNY è la ragazza di Zot.
O quasi.
Sì, lo è… ma non lo è… cioè… come dire… avete presente quando siamo al liceo e ogni cosa è più complicata di quello che dovrebbe essere perché ancora non sappiamo valutare NOI i nostri sentimenti? Perché siamo delle macchine che non sono state messe a punto… cresciamo e sbandiamo perché ci crescono pezzi che non avevamo il giorno prima e alcuni aumentano dimensione costantemente… e ogni cosa è fuori portata…
Ecco.

Questa è l’insicurezza di Jenny… la nostra… la nostra di quando abbiamo avuto 14/15/16/17(…) anni.

Perché Jenny, e tutti i ragazzi di questo fumetto sono VERI… sono realistici.
Sono fottutamente realistici.


Non ci troviamo di fronte a cliché classici.
Non ci troviamo davanti a “super problemi”.
Ma a problemi veri.
Analizzati però con semplicità e imbarazzo… come a riaprire l’album delle vecchie foto del liceo a dirci: “ma davvero ero così?”
Invece che provare vergogna però si prova tenerezza, si sorride e si va avanti a sfogliare.

Questo è ZOT!

E in più ci sono le trovate grafiche.
Cavolo che Layout… che storytelling!… McCloud era ancora acerbo, ma già spaziava in un utilizzo del linguaggio fumettistico che fa impressione.


Potrei (e lo farò) tenere intere lezioni solo analizzando alcune tavole di questo volume (ma lo farò anche di più con quello di prossima uscita con i tipi di BAO… vedrete).

ZOT è un grande personaggio, umano, naif, eppure dolce; goffo ed epico al tempo stesso… l’eroe che si nascondeva in ognuno di noi quando eravamo bambini o adolescenti (che poi significa “bambini crescuti”).

Ma la cosa più grande è l’evoluzione.
La crescita.
Il viaggio dell’eroe che si sviluppa nelle 500 pagine.
Pagine che risultano nostalgiche ma, incredibilmente, NON datate.


Le ultime storie, in particolare, sono un capolavoro di approfondimento psicologico e narrazione seria ma leggera, tenute insieme dalla capacità RARA di approfondire un argomento sfiorandolo.
Scott non stupra i concetti, ma li suggerisce, dimostrandoci che qualunque personaggio ha qualcosa da dire.

Una versione matura di Breakfast Club, dove ogni protagonista della storia rivela profondità inattese.

Poi, come in ogni grande epica, c’è il crollo, il crepuscolo dell’eroe.
Anche qui il momento, molto legato all’adolescenza di chiunque, in cui ci rendiamo conto che non potremo vincere sempre… che il mondo è più complicato di quanto abbiamo sempre pensato…
Però ci si rialza, con la differenza tra chi crede di potercela fare e chi sa che ce la farà.

Questo è crescere, questo è ZOT!

Scritto bene… capitolo dopo capitolo sempre meglio… e disegnato in maniera semplice ma completa, questo è uno di quei fumetti che mi fa dire: cacchio, come avrei voluto scriverlo io.

Mi piacerebbe chiamare un disegnatore che adoro e stimo, come tratto e come persona, che è Luca Bertelè, e chiedergli se avrebbe voglia di illustrare per me una storia come questa.
È bello sognare, e intanto invidio chi di voi non ha ancora letto ZOT!.

Perché potrete scoprirlo e sarà un momento indimenticabile, come quando una persona di cui vi siete invaghiti, per la prima volta, vi ha detto “sì, va bene, uscirò con te…” e quel sorriso lo serbate nel cuore.

Ci tengo inoltre a sottolineare la cura incredibile del prodotto, come norma della BAO, delle Officine Bolzoni e di Leonardo Favia e, ovviamente, di Michele Foschini.
Non è da tutti realizzare un fumetto simile… ma è altrettanto raro editarlo così bene!


3 commenti:

  1. Concordo in pieno! Ottima recensione.

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  2. Che dire, non posso che concordare con l'analisi di Manf. Il volume mostra in modo chiaro e inequivocabile la crescita di un artista, si passa da un tono supereroistico ad un tono intimista con una naturalezza semplicemente sconcertante. Le storie della seconda parte, quelle sulla nostra terra, contengono elementi che restano nel profondo del lettore e fanno ampiamente perdonare alcune trame (della prima parte) a volte non troppo spiegate (complice anche la mancanza dei primi 10 numeri). Della prima parte su tutto regnano due cattivi 9-Jack-9 e Dekko, dalla seconda parte tutto merita, ma proprio tutto, incredibilmente tutto. Belli anche i racconti alla fine degli albi che richiamano il periodo storico e collocano la genesi della storia in un preciso momento della vita dell'artista. Un volume da avere. ASSOLUTAMENTE

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  3. Io-te-lo-avevo-detto. E mi sembra anche stampato benino...

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